
Con la riforma elettorale che riduce i parlamentari a 400 (da 630) e i senatori a 200 (da 315) inevitabilmente cambiano i collegi elettorali che diventano più grandi.
Il nostro comune e il nostro territorio sono inseriti in 4 nuovi collegi: 2 plurinominali (in cui vengono eletti più parlamentari o senatori) e 2 uninominali (in cui vengono eletti solo un parlamentare o un senatore).
Solo nel collegio plurinominale della Camera restiamo modenesi, infatti il P02 comprende le provincie di Bologna e Modena.
Mentre nel collegio plurinominale del Senato, il P02, siamo stati attaccati alle provincie di Bologna, Ferrara, Ravenna Forlì-Cesena e Rimini (sigh).
Nel collegio uninominale del Senato U03, siamo assieme alla città di Bologna e all’intera provincia bolognese (sigh).
Mentre nel collegio uninominale della Camera U05, siamo assieme all’intera parte sud della Provincia di Bologna, tra gli altri: Imola, San Lazzaro, Casalecchio, Valsamoggia (sigh).
Noi non sappiamo e non sapremo mai chi ha deciso questi nuovi confini, ma sono emblematici di scelte chiare: Castelfranco (da sempre bolognese, compresa l’appartenenza alla diocesi di Bologna) viene legata a Modena, mentre l’Unione Terre di Castelli (ma non Castelnuovo) viene legata a Bologna.
E ci sarebbe piaciuto che ci avessero informati i nostri sindaci prima di saperlo dai giornali.
Una domanda viene spontanea: quale possibilità di eleggere un candidato del territorio (di qualunque Partito) abbiamo quando devi confrontarti con la città di Bologna e con l’intera Romagna?
Quale possibilità abbiamo contro realtà come Imola, San Lazzaro, Casalecchio e Valsamoggia?
La risposta è semplice: ZERO!
Rimane una sola possibilità con il collegio plurinominale della Camera: qui i candidati dovranno provenire dalle due provincie di Modena e Bologna, ma ovviamente i territori più forti faranno sentire la loro voce (Modena, Carpi, Sassuolo, Castelfranco, oltre a Bologna e al Bolognese).
Se nel passato abbiamo avuto la possibilità di eleggere qualche parlamentare del territorio, oggi queste probabilità diventano decisamente basse.
Qualcuno penserà che siano discorsi per gli addetti ai lavori, si sbaglia.
Semplicemente dobbiamo prendere atto che stiamo entrando sempre più nell’orbita socio-economica e politica di Bologna e Modena ci sta perdendo.
È positivo? È negativo? Lo sapremo nel futuro, ma certamente è necessario che il dialogo tra il nostro territorio e il territorio della Valsamoggia in primis e poi con Bologna venga incrementato (aver fatto chiudere la Strada dei Vini e dei Sapori tra i colli bolognesi e modenesi non è certamente stato lungimirante).
Dobbiamo prendiamo atto che le scelte di questi decenni ci hanno portato sempre più nell’orbita economica di Bologna, a titolo esemplificativo: la scelta di puntare tutto sul casello di Modena Nord a scapito di Modena Sud; la scelta di puntare sull’asse Modena- Carpi – Sassuolo emarginando l’asse del Panaro; la ferrovia Vignola – BO potenziata; la strada pedemontana verso Bologna in assenza di un percorso scorrevole verso Modena; il ridicolo tratto della “tangenziale” di Modena tra la Vignolese e Vaciglio; la Fiera; l’Università; l’Aeroporto; i centri commerciali bolognesi; l’offerta culturale e di spettacoli (Unipol Arena); etc.
Lo spostamento del nostro territorio nell’orbita bolognese è in atto da decenni, i nuovi collegi elettorali sono solo la certificazione di questo percorso.
In questi casi l’importante è che la classe politica del territorio ne prenda atto e prenda iniziative conseguenti.