
Il 31 gennaio 2022 il consiglio comunale di Spilamberto ha votato contro l’ordine del giorno presentato dalla Lista Cittadini per Spilamberto, su : ” Tutela del lavoro e incremento dei redditi da lavoro” .
Tutti i consiglieri della lista di maggioranza, sostenuta dal PD, hanno bocciato l’ordine del giorno. L’opposizione di Centro Destra “Prima Spilamberto” si è astenuta. A favore ha votato il solo rappresentante degli eco-civici Bonezzi. Determinante è stato il sindaco Costantini che, intervendendo in modo irrituale, ha fatto lui stesso la dichirazione di voto “contro”. I contenuti della dichirazione erano impregnati di renzismo spinto, distantissimi dalle dichiarazioni che in questi giorni ha rilasciato lo stesso Provenzano della segreteria nazionale del PD. Chi fosse ineressato su youtube c’è la videoregistrazione del Consiglio comunale. Dobbiamo dedurre che il nostro Sindaco è estremista sui diritti civili e disinteressato ai diritti sociali. Peccato, perchè questi diritti rivendicati insieme potrebbero cambiare il mondo!
Ecco il testo dell’Ordine del Giorno che è stato presentato a Spilamberto dalla lista Eco-civica “Cittadini per Spilamberto”
Premessa
I dati prodotti dalla Federconsumatori e dal Caf della Cgil di Modena sulla dinamica dei redditi da lavoro e da pensione, dal 2016-2020, nella nostra Provincia[1] sono inequivocabili, confermano una percezione diffusa e segnalano l’ulteriore aggravamento di una tendenza in atto da quasi tre decenni.
L’indagine, particolarmente accurata per dimensione del campione e per metodologia seguita, segnala una riduzione media dei redditi negli ultimi 5 anni del 3,5%, 5,8% in termini reali; per le donne l’arretramento è stato del 6,6% e tra i giovani con meno di 34 anni addirittura del 9% in termini reali, con un reddito medio che non arriva a 13.000 euro lordi (contro i 23.000 della fascia tra i 55 ed i 64 anni). Solo un settore produttivo, ad alto valore aggiunto come il bio-medicale, sfugge alla logica del calo del reddito, in particolare per under 25 anni e donne come a certificare che la competizione interna ed esterna della grande parte dei settori produttivi punta sulla competitività legata a diritti e salario.
Il quadro che emerge da questa analisi è preoccupante di per sé e prospetticamente, nel breve termine, tenuto conto della riaccensione inflattiva in atto, assume contorni di drammaticità per molti lavoratori, pensionati e per molte famiglie.
Non meno preoccupante è il dato degli infortuni e delle morti sul lavoro nei primi 11 mesi del 2021[2], nel Paese (infortuni 502.458, +2,1%, morti 1.116, +3% rispetto allo stesso periodo del 2020) e anche nei nostri territori (in diminuzione solo nel Nord-Ovest e nelle Isole[3]). L’interpretazione di questi dati, in aggiornamento per l’impatto e l’effetto del tempo di latenza della malattia Covid-19, conferma come infortuni ed incidenti mortali sul lavoro siano frutto della scarsa o assente prevenzione in parte legata all’impoverimento del lavoro (in tutte le sue forme). Tutto ciò non appare come il frutto di una “crisi” transitoria ma è il risultato di scelte politiche ed economiche ingiuste e sbagliate.
Da molto tempo, troppi governi, anche di diverso orientamento politico, hanno adottato misure che avrebbero dovuto favorire l’aumento della produttività e della capacità di sviluppo dell’Italia ma che hanno ridotto la capacità contrattuale dei lavoratori e le tutele sul lavoro. Il risultato è stato quanto meno deludente: il nostro Paese si è caratterizzato per una produttività stagnante e per crescenti difficoltà del suo modello di sviluppo.
Tenuto conto di quanto si è sostenuto in questi anni:
- ovvero che per aumentare la produttività e ridurre la disoccupazione era necessario aumentare l’intensità delle prestazioni lavorative, ridurre le tutele contrattuali e la stabilità nei rapporti di lavoro. Ricordiamo tutti le ricorrenti campagne contro i “fannulloni”, gli “assenteisti”, i “garantiti” etc. producendo una legislazione del lavoro che ha ridotto le tutele, aumentato il precariato, moltiplicato forme contrattuali “atipiche” e forme di lavoro “autonomo” che autonomo spesso non è. Ma oggi è a tutti evidente che la produttività aumenta incrementando gli investimenti, che la qualità della prestazione lavorativa aumenta con la stabilità del lavoro ed una continua formazione professionale (quest’ultima decisiva anche per ridurre infortuni e danni alla salute);
- che la contrattazione andava liberata da “lacci e lacciuoli” a tutela del lavoro, in quanto lavoro e capitale sarebbero ugualmente capaci di rappresentarsi. Oggi vediamo che il lavoro risulta così indebolito da non poter più garantire nemmeno l’uscita dalla povertà (working-poor in aumento), che l’aumento dell’occupazione (soprattutto femminile) è dovuta alla diffusione di contratti part-time verticale ed orizzontale, spesso involontari e che la possibilità per i datori di lavoro di imporre anche condizioni ricattatorie è accresciuta;
- che la progressività del prelievo fiscale prevista dalla Costituzione doveva essere applicata a redditi e non alle rendite; e sugli stessi redditi si sono giustificate regole diverse tra chi è sottoposto a ritenuta alla fonte e chi è chiamato a dichiarare il percepito. Oggi, dati ultimi del 2019, registriamo il fatto che in Italia il 20% più ricco della popolazione (in termini patrimoniali) detiene il 69,8% della ricchezza del Paese[4] mentre il 20% più povero solo l’1.3%; sugli ultimi 19 anni (dal 2000 al 2019) il dato mostra una pericoloso effetto di impoverimento per la parte più povera o meno ricca, il 50% più povero ha perso circa il 5% di ricchezza nazionale mentre il 50% più ricco ha accresciuto la propria ricchezza di circa il 4%4;
Questo insieme di indicatori, locali e nazionali, dimostrano che è necessario invertire la rotta nell’interesse del lavoro (dipendente e non) e dell’intero Paese.
La stagione di investimenti e di riforme che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza annuncia e consente può favorire un profondo cambiamento nelle politiche economiche e sociali.
Tenuto altresì conto
- che nella prima occasione di riduzione del carico fiscale, la Legge di Bilancio 2022, pur destinando lodevolmente 7 degli 8 miliardi disponibili sulla riduzione delle tasse all’IRPEF, il complesso della operazione risulta insoddisfacente sia per la riduzione delle aliquote fiscali da 5 a 4, che riduce la progressività, sia per rimodulazione delle aliquote che premia i redditi con minore difficoltà economiche riservando un beneficio in valori assoluti inferiore a incapienti e redditi bassi (da pensione o da lavoro);
- che nel suddetto intervento di bilancio non vengono ancora previste efficaci misure contro l’evasione e l’elusione fiscale ed una riforma complessiva delle “patrimoniali”
Sulla base di queste considerazioni il Consiglio Comunale di Spilamberto
chiede al Governo:
- che la delega sulla Riforma Fiscale sia informata ai criteri costituzionali che prescrivono una effettiva progressività della tassazione, sui redditi, sulle rendite e sui patrimoni e che veda un riequilibrio tra tassazione dei redditi da lavoro o pensione e da rendite con l’obiettivo, insieme al recupero dell’evasione fiscale, di ridurre il prelievo sui redditi da lavoro;
- una strategia seria e rigorosa per il recupero della enorme evasione ed elusione fiscale che consegna al nostro Paese la maglia nera in Europa;
- una corretta attribuzione delle competenze ispettive (ispettori ASL, ispettori del lavoro, ispettori INPS e ispettori INAIL) e adeguato potenziamento numerico e di specializzazione all’interno di un piano nazionale che metta al centro prevenzione e formazione
chiede al Parlamento
- che il sistema contrattuale sia riformato per assicurare una maggior tutela ai soggetti deboli, per ridurre drasticamente il numero dei contratti ed assicurare efficaci criteri di rappresentatività alle organizzazioni sindacali e datoriali che li stipulano (con una legge sulla rappresentanza);
- che, al pari di altri Paesi Europei come Germania, Francia, Spagna etc, venga introdotto un salario minimo legale, base minima per ogni contrattazione sindacale, che tenga conto non solo del salario orario, ma di tutti i diritti e le tutele previste dalla contrattazione;
- che la legislazione del lavoro rafforzi le tutele a fronte di licenziamenti non motivati da ragioni economiche, di delocalizzazioni e trasferimenti d’impresa, del diritto alla maternità ed alla paternità, del diritto alla salute ed alla sicurezza
impegna la Giunta e il/la Sindaco/a perseguire anche nella propria azione amministrativa questi obiettivi attraverso
- l’utilizzo di forme di contribuzione e di fiscalità locale che tengano conto del quadro generale sopra richiamato e improntato alla progressività;
- l’integrale applicazione dei contratti sottoscritti dalla OOSS maggiormente rappresentative nelle attività appaltate e nei soggetti accreditati per l’erogazione di servizi;
- l’impegno a non esternalizzare attività e servizi per perseguire risparmi sul costo del lavoro e qualora l’esternalizzazione risulti inevitabile per la impossibilità di tenere a gestione diretta servizi essenziali causa limiti assunzionali, l’impegno ad assicurare ai lavoratori coinvolti le tutele contrattuali ed i trattamenti economici precedentemente applicati o applicati ai lavoratori dipendenti dell’Ente con medesimo ruolo lavorativo;
- il sostegno alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici del territorio contro i licenziamenti immotivati, le delocalizzazioni, le discriminazioni.
Il Consigliere della lista “Eco-civica “Cittadini per Spilamberto”
Omer Bonezzi
[1] https://modena.federconsumatorier.it/prima-indagine-sul-reddito-del-lavoratori-dipendenti-in-provincia-di-modena/
[2] https://dati.inail.it/opendata/default/Infortuni/index.html
[3] https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/sala-stampa/comunicati-stampa/com-stampa-open-data-novembre-2021.html
[4] https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2020/01/Disuguitalia_2020_final.pdf